LA STRAGE SILENZIOSA DELLE MORTI SUL LAVORO

Trento, 6 maggio 2021 - Un bilancio tragico quello degli incidenti sul lavoro che sembra destinato fatalmente ad aggravarsi di giorno in giorno. Questa mattina alle 10 è stata la volta di un operaio 46enne a Pagazzano nella bassa Bergamasca morto colpito da una lastra di cemento armato caduta dall'alto. Ieri a Busto Arsizio un uomo di 49 anni è stato schiacciato da un tornio. Lunedì la 22enne Luana d'Orazio è stata stritolata da un orditoio di un'azienda tessile di Prato. E' una strage silenziosa che non sembra finire mai, e tutto questo in un Paese che si proclama - come dice la Costituzione all'art 1. - fondato sul lavoro. Dal 1° gennaio al 31 marzo 2021 in Italia sono morte sul lavoro due persone al giorno. Le denunce di infortunio con esito mortale presentate all’Inail nel primo trimestre del 2021 sono state 185, 19 in più rispetto alle 166 denunce registrate nel primo trimestre del 2020 (+11,4%). Le morti sul lavoro non sono un fatto incidentale, dovuto ad un destino "cinico e baro". Sono un fatto di cultura della sicurezza, di formazione, di lavoro irregolare, di responsabilità personali. Purtroppo bisogna constatare che la cultura della sicurezza non fa ancora parte del nostro mondo del lavoro, In questo campo è facile cadere nella retorica. Si osserva poche volte però che una delle concause di questa situazione sta nel fatto che siamo un Paese costituito per oltre il 90% di piccole o piccolissime imprese, poco capitalizzate, specializzate nella produzione di manufatti tradizionali ad alta intensità di lavoro, spesso poco qualificato e come tale poco attento agli aspetti della sicurezza. Un cambio di passo nel sistema industriale italiano, con realtà più grandi, più articolate, con più disponibilità di capitale, non consentirebbe solo maggiore competitività ai nostri prodotti, ma avrebbe maggiori risorse da destinare anche alla riduzione della miriade di tragedie quotidiane cui stiamo assistendo.